VI PRESENTO “DONNE ALL’OMBRA DI UN GENIO” DI LUCILLA MICACCHI.
A cura di Ilaria Solazzo.
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La lettura è uno dei tanti argomenti che non passano mai di moda… è sempre attuale. “Leggere è il cibo della mente”, questa frase la si sente molto spesso e racchiude all’interno moltissimi significati. La certezza è che leggere fa bene a noi stessi in svariati modi. Un esempio? Aiuta lo sviluppo ed il perfezionamento del linguaggio. Una persona che legge tanto migliora notevolmente il proprio modo di parlare. Oltre che relazionarsi in modo migliore con le persone, perfeziona anche il modo di scrivere migliorandone l’ortografia ed arricchendo sempre più il proprio vocabolario. Leggere è anche una forma di sfogo, che acconsente di comunicare i propri pensieri ed ideali. La lettura può risvegliare interessi su un determinato argomento facendoci quindi appassionare, sviluppando lo spirito critico e facendo suscitare dentro di noi domande. È una porta aperta che ci può portare in tutti posti che vogliamo, ogni libro, infatti, è a se, leggendo possiamo viaggiare senza nemmeno muoverci fisicamente. I libri sono molto importanti perché è grazie a loro che le informazioni, soprattutto le più antiche, si sono conservate arrivando fino a noi facendoci sapere chi siamo, da dove veniamo e la nostra storia. Leggere stimola la fantasia perché ci porta a fantasticare dentro di noi, immaginare i personaggi, i luoghi e gli avvenimenti contenuti nel libro.
“Quando finisci un libro e lo chiudi, dentro c’è una pagina in più. La tua”. cit. Fabrizio Caramagna.
Dove poter acquistare il libro online
https://www.ibs.it/donne-all-ombra-di-genio-libro-lucilla-micacchi/e/9788898866441
https://www.mondadoristore.it/Donne-all-ombra-genio-Storia-Lucilla-Micacchi/eai978889886644/
https://www.libreriauniversitaria.it/donne-ombra-genio-storia-zelda/libro/9788898866441
Sito web ufficiale della casa editrice
Dettagli circa il libro
Titolo: “Donne all’ombra di un genio”.
Sottotitolo: “Storia di ZELDA FITZGERALD e di LUCIA JOYCE”.
Autrice: Lucilla Micacchi.
Casa editrice: Viola Editrice.
Grafica strutturale a cura di: Luca Dentale.
Pubblicato la prima volta: Luglio 2016.
Copertina: flessibile a colori.
Editrice: Valentina Succi.
EAN: 9788898866441.
Numero di pagine: 133.
Prezzo: 12 euro.
Distributore: LIBRO.CO per l’Italia e l’estero.
Info sull’autrice del libro
Lucilla Micacchi è una studiosa di James Joyce e Francis Scott Fitzgerald. Fa parte del James Joyce Italian Foundation. Formatasi a Roma, ha frequentato corsi di Creative Writing alla John Cabot University. Attualmente vive a Madrid dove collabora con istituzioni culturali per attività di ricerca e approfondimento dell’opera di James Joyce.
Da wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Zelda_Fitzgerald
Estratti dal libro
“Tutto cominciava con una grande euforia, lui che parlava instancabilmente con quel fascino intellettuale che incantava la gente, ma la felicità durava lo spazio di qualche bicchiere. Poi cominciava ad agitarsi, se la prendeva con gli amici, aggrediva i camerieri, s’imbarcava in risse violente. Tutto diventava spaventosamente nero. Spesso veniva scaraventato per strada dai buttafuori dei locali e qualche amico lo riportava a casa”.
“La mattina seguente apparivi calma, pacata, parlavi del gelsomino che stava già sfiorendo, dell’aria mite del mattino e di quanto saresti stata felice se Scott fosse stato lì con te. Ma non potevi restare, dovevi tornare in clinica, del resto eri soltanto in libertà vigilata e questo mondo in fondo non ti piaceva più. Non ti piaceva più nemmeno l’estate, perché non esistevano più quelle notti stellate in cui si ballava indossando bianche scarpe da ginnastica, al ritmo della musica delle balere”.
“Sognavi ancora l’amore a sessant’anni suonati. Ai giornalisti che venivano a trovarti per spiare gli ultimi sprazzi di lucidità della figlia del geniale scrittore e che ti frastornavano con una folla di domande su un padre che quasi non ricordavi più, chiedevi con ansia: Ma lui, Samuel (Samuel Beckett) lui… si è sposato? Sui giornali poi si lesse che la figlia di James Joyce aveva un’aria pateticamente fanciullesca e una rada peluria senile che le spuntava sul mento. Clinica psichiatrica di Prangins, 1933 e Clinica psichiatrica di Northampton, 1982. La parabola della tua vita si svolge tra questi due luoghi e queste due date, l’anno in cui sei stata internata per la prima volta in Svizzera e l’anno in cui sei morta, in Inghilterra”.
“DONNE ALL’OMBRA DI UN GENIO – Storia di Zelda Fitzgerald e di Lucia Joyce” (violaeditrice.it)
Contatto Facebook dell’autrice del libro
https://www.facebook.com/lucilla.micacchi
La storia di Zelda Fitzgerald e di Lucia Joyce è la storia di un fallimento, il fallimento di due donne che non hanno voluto o potuto incarnare il ruolo tradizionalmente imposto alle donne del loro tempo, con conseguenze devastanti. Il fallimento di un marito e di un padre che non le hanno salvate e il fallimento di una scienza a quei tempi appena nata: la psichiatria. Zelda e Lucia, che hanno conosciuto gli splendori della notorietà nei favolosi anni ruggenti della Parigi degli anni Venti, sono morte da sole, dietro i cancelli chiusi di un manicomio. Il loro destino è simile a quello di altre mogli, figlie, compagne di grandi artisti, a cui sono stati negati i privilegi del talento. Donne che hanno vissuto all’ombra di un genio, fino a scomparirvi del tutto, private dei propri pensieri irrequieti, esuberanti, geniali o anche illogici. Nel 1930 Zelda entra nella clinica di Rives de Prangins, in Svizzera. Ha 30 anni ed è la moglie di Francis Scott Fitzgerald, l’autore de Il Grande Gasby. Nel 1933 Lucia viene ricoverata nella stessa clinica. Ha ventisei anni ed è figlia di James Joyce, l’autore dell’Ulisse, libro scandalo del secolo. È l’inizio della loro fine. Le loro menti piano piano si offuscano e le loro voci si spengono. Una donna – si diceva – è per sua natura debole, seduttiva, stupida, materna, remissiva. Lucia e Zelda non erano nulla di tutto questo. Erano forti, aggressive, intelligenti e creative. Erano pazze.
Una riflessione…
Erano giorni che avevo un pensiero su cui non smettevo di rimuginare, una riflessione, una paura, una domanda, una sensazione. Non riuscivo a darvi un nome, avevo bisogno di sentirmi dire qualcosa e alla fine quel qualcosa l’ho letto. Come sempre ho toccato con mano la magia di cui i libri sono capaci. Già, perchè il buongiorno si vede dal croissant mi ha aiutato, giungendo tra le mie mani al momento giusto. Just in time. Non sono una persona che riesce a trovarsi a suo agio con i cambiamenti, li temo e li soffro, devo metabolizzarli forse più di altre persone. Al contempo soffro anche le situazioni di stallo, quelle in cui non cambia niente solo perchè si è paralizzati dalla paura. C’è la routine sana, quella che dona soddisfazione, e poi c’è quella che cerchi di mantenere costante solo perchè hai paura del cambiamento. Ecco, quella non dona per nulla un senso di appagamento alle giornate eppure fa presto a diventare una costante. Solo quando si riesce a vivere bene sul serio il cambiamento non fa più paura, anzi dona un senso di arricchimento alla vita. Zelda e Lucia, le due protagoniste del libro, hanno avuto il coraggio di sfidare tutto e tutti. Hanno dimostrato di essere forti, aggressive, intelligenti e creative, peccato che per la loro epoca furono definite pazze. La perfezione non è simmetria, non si traduce nell’uniformarsi ai canoni standard di bellezza e di grazia, è qualcosa di molto diverso, è peculiarità, è unicità. Essere diversi non significa essere imperfette, bensì essere uniche. In ciò che ci rende diverse c’è valore, ci siamo noi, ineguagliabile e preziose. Chi ci ama lo fa per come siamo, non ci giudica, non ci vorrebbe diverse o migliori. L’amore non ammette se o ma, ama e basta. La penna della Micacchi è lineare e diretta, ferma, va dritta al punto e centra l’obiettivo. Chapeau, Lucilla!. “Donne all’ombra di un genio” è un libro che che non si dimentica. Scritto in uno stile vivido e costruito su una struttura magistralmente studiata, questo tomo è davvero uno di quelli destinati a rimanere nel cuore e nei ricordi ma, d’altronde, quella della Micacchi è una firma di spessore, amata internazionalmente.
INTERVISTA ALL’AUTRICE DEL LIBRO
ILARIA – Ciao Lucilla e benvenuta su News Magazine Italia. Grazie per aver accolto il mio invito. Iniziamo la nostra chiacchierata con una primissima domanda: Quando hai deciso di scrivere questo libro?
LUCILLA – Ho cominciato ad interessarmi di Zelda e Lucia, leggendo le opere e la biografia di F. S. Fitzgerald e di James Joyce. Ho notato una cosa curiosa: entrambi avevano avuto una persona, nell’ambito familiare, affetta da disturbi mentali. La moglie nel caso di Fitzgerald e la figlia nel caso di Joyce. Ma c’era di più: le due donne avevano vissuto a Parigi negli anni 20/30, avevano frequentato gli stessi ambienti ed erano state curate nelle stesse cliniche psichiatriche. Il decorso era stato sfavorevole e la fine tragica: le donne erano morte in quei manicomi di lusso. Un particolare importante: Zelda e Lucia avevano ambizioni artistiche che non avevano avuto sbocco.
ILARIA – Come mai hai optato per intitolarlo “Donne all’ombra di un genio”?
LUCILLA – Della loro vita non rimane che l’identità, rispettivamente, di moglie e figlia di. Sono donne vissute all’ombra di grandi personaggi, geni letterari, senza considerare tutto il resto: il loro stesso talento, le loro ambizioni frustrate e… tanta sofferenza.
ILARIA – Le due protagoniste sono Zelda e Lucia, due donne… 5 aggettivi per descrivere la prima e 5 aggettivi per descrivere la seconda.
LUCILLA – Zelda è una vera icona femminista. È moderna, spregiudicata, geniale sia nella scrittura (tra lei e il marito si è scoperta una vera e propria collaborazione letteraria) sia nella visione della vita, che anticipa di parecchi anni quella della donna dei nostri giorni. Scrive con uno stile metaforico, quasi impressionista. Fitzgerald s’innamora di tutto questo e ne fa il modello dei suoi romanzi. Quando però lei vuole intraprendere la propria carriera di ballerina prima e di scrittrice poi, cominciano i guai. La favola finisce.
Lucia è una ballerina di talento che si dedica alla danza sperimentale. È anche lei moderna, anticonformista, ribelle, ma anche fragile, troppo fragile. La figura del padre la sovrasta, non riesce a sviluppare una sua indipendenza psicologica e vive all’ombra del padre, del genio. Anche in questo caso, Joyce, come Fitzgerald, fa rivivere la figlia nei suoi romanzi, soprattutto nell’Ulisse e in Finnegans Wake, ma non le attribuisce grande valore artistico. Lucia crolla emotivamente.
ILARIA – Un libro il tuo che parla di storie di vita vera. Tra drammi e passioni. Due donne che hanno vissuto all’ombra di un uomo, un genio, fino a scomparirvi del tutto… Raccontaci.
LUCILLA – Ho risposto in parte alla tua domanda. Vorrei aggiungere che la storia delle donne nella psichiatria ha origini antiche. Basti pensare alle “isteriche” scambiate per possedute e bruciate vive come streghe. È interessante evidenziare il legame che ha unito la scienza psichiatrica ai suoi albori alla condizione femminile. La diagnosi di malattia, di follia, è stata spesso formulata sulle basi di considerazioni di carattere morale, di una non adesione “all’organizzazione collettiva”. Questo criterio veniva applicato con maggiore intensità alle donne che trasgredivano il ruolo femminile, fissato dalle aspettative sociali dell’epoca. La natura femminile veniva definita dolce, remissiva, passiva e chi usciva da questa immagine non rientrava nei canoni naturali di comportamento. Zelda e Lucia, geniali, ribelli e dotate di personale talento erano destinate a non essere capite e a essere scambiate per pazze.
ILARIA – Zelda e Lucia due donne ritenute pazze perché troppo trasgressive per la loro epoca. Quale è il messaggio che ti sei prefissata di comunicare attraverso la stesura di questo tuo manoscritto?
LUCILLA – Ho voluto far emergere il dramma di due donne che non hanno potuto usufruire dei privilegi che l’opinione comune attribuisce alle persone di grande talento. Spesso si usa l’espressione “genio e sregolatezza” per accettare i comportamenti atipici di tanti artisti uomini. Oppure, con un’altra espressione, “non c’è genio senza una vena di follia”. Ma quando si tratta di donne, le cose cambiano. Alda Merini diceva: “Non sono e non sarò mai una donna addomesticabile”. E infatti ha passato metà della sua esistenza in manicomio.
ILARIA – Progetti futuri?
LUCILLA – Ho già scritto una commedia sulla storia di Zelda, che spero si possa rappresentare presto. C’è un altro libro in via di pubblicazione e, sì, si parla di due donne artiste.
ILARIA – Se tu potessi fare un regalo all’umanità per cosa opteresti?
LUCILLA – Sempre più spazio per il talento femminile, anche se in tempi recenti sono stati fatti enormi passi avanti. Ma una cosa soprattutto: che scompaia definitivamente la parola femminicidio.
2022 © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Questa intervista è stata rilasciata telefonicamente dall’autrice Lucilla Micacchi in esclusiva alla giornalista pubblicista Ilaria Solazzo. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).